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Bezymyannij
view post Posted on 2/7/2011, 22:36




Tour de France, a Gilbert tappa e prima maglia gialla

Non è mai facile essere il favorito numero uno. Philippe Gilbert sapeva di esserlo per questa tappa, così come tutto il gruppo avrà guardato a lui con più di un occhio di riguardo. Nonostante questo, il belga ha fatto ciò che doveva fare: vincere. Aiutato dalla sua squadra e dal suo talento fuori dalla norma, Gilbert conquista anche la prima maglia gialla, nel giorno in cui l’ultimo leader del 2010, Alberto Contador, perde oltre 1’ dai suoi avversari per la vittoria finale. Infatti, una maxi-caduta blocca lo spagnolo, che dopo appena 191 km di Tour si trova già a inseguire. Tutti guardavano a lui, che forse nascondendosi troppo, è rimasto ingannato dalla trappola del gruppo.

La partenza della corsa è avvenuta senza il tradizionale cronoprologo. Il Tour del 2011 ha voluto distinguersi dalle precedenti edizioni. La prima tappa inizia come finirà probabilmente l’ultima, in parata. Così la Grande Boucle percorre il “guado”, quasi a indicare simbolicamente un varco iniziatico per i protagonisti della corsa francese. I 198 al via cominciano appunto dal Passage du Gois, 4,5 km a cavallo dell’oceano Atlantico, gentilmente concessi alle biciclette su una strada praticabile solo con la bassa marea. La grandeur francese è anche questa. Il resto lo fanno il panorama mozzafiato e le migliaia di persone hanno atteso i corridori.

I 191 km della prima frazione sono tutti in Vandea. Il traguardo è posto al Mont des Alouettes, il “Monte delle Allodole”, laddove i velocisti puri non hanno possibilità di successo. Gli ultimi due chilometri, infatti, presentano una pendenza media del 4,7%. Lo strappo finale sale fino al 7% negli ultimi 400 metri.

Gli attaccanti si vedono dal chilometro zero, impazienti di andare in fuga, prendono un buon vantaggio nei confronti del gruppo. Sono in tre, i francesi Roy e Quemener con l'olandese Westra. Il loro vantaggio rimane sempre sotto controllo, il massimo oltre i 5’, ma a 70 km dalla fine. L’azione dell’Omega Pharma Lotto, la squadra del vincitore di tappa, riduce lo svantaggio, azzerandolo ai -18 dal traguardo. A quel punto il gruppo si ricompatta. Solo per poco. Una caduta causata dallo scontro tra una spettatrice e un corridore dell’Astana spezza il gruppo in due. Nessuna conseguenza grave, tutti i favoriti rimangono davanti tranne però gli spagnoli più forti. Tra di loro ci sono Alberto Contador e Samuel Sanchez.

A quel punto, la corsa non rallenta. Manca poco al traguardo e le squadre che rimangono davanti non si risparmiano. Un’altra caduta, stavolta ai -2, costringe Ivan Basso, Andy Schleck e Gesink a fermarsi, ma non perderanno tempo nella classifica generale, perché i ritardi dai -3 km, vengono neutralizzati.

Gilbert vince senza problemi, riprendendo Fabian Cancellara, scattato a 500 m dall’arrivo. Il belga lo salta e va a vincere con una superiorità schiacciante: lo svizzero non resta nemmeno a ruota ed è superato anche da Cadel Evans, secondo al traguardo a 3’’ da Gilbert. Il vallone domani sarà “costretto” a sfilarsi la maglia di campione nazionale conquistata sabato scorso che bacia, simbolicamente, sul traguardo: «Avevo una motivazione particolare nell’indossare la maglia gialla su quella di campione del Belgio». Un bel gesto, visti i tempi non facili per l’unità del suo Paese. Gilbert dà così un segnale positivo. Anche questa è una responsabilità da campioni.

nuovasocietà.it
 
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Alex^Del^Piero
view post Posted on 4/7/2011, 10:12




Forse il più grande corridore delle corse di un giorno da quando seguo il ciclismo.Spesso penso che le corse di un giorno sono le più veritiere tra le competizioni delle due ruote a pedale.Meno doping e corridori che sono atleti,dotati di un fisico più muscolare e meno scheletrico.I corridori da corse a tappe fanno impressione,magrissimi ed alla costante ricerca del peso giusto.

Ieri la cronosquadre ha visto la vittoria della Garmin,con Hushvod,un altro interprete delle corse di un giorno(ma più velocista di Gilbert)che ha vestito la maglia gialla.Male le squadre italiane,mentre Contador continua a perdere terreno ed in montagna sarà costretto a fare l'impresa per ribaltare una classifica che lo vede già a quasi due minuti dagli altri pretendenti al podio di Parigi.
 
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Ricardovsky92
view post Posted on 4/7/2011, 11:23




CITAZIONE (Alex^Del^Piero @ 4/7/2011, 11:12) 
Forse il più grande corridore delle corse di un giorno da quando seguo il ciclismo.Spesso penso che le corse di un giorno sono le più veritiere tra le competizioni delle due ruote a pedale.Meno doping e corridori che sono atleti,dotati di un fisico più muscolare e meno scheletrico.I corridori da corse a tappe fanno impressione,magrissimi ed alla costante ricerca del peso giusto.

E' vero, sarebbe stato bellissimo vedere contro questo Gilbert con il Bettini dei tempi d'oro...purtroppo quando si sono scontrati veramente il vallone era ancora lontano da quello che è oggi.

Su Contador, la vedo durissima purtroppo, un minuto e mezzo è tanta roba per lui che quando scatta fa il vuoto ma poi non incrementa...non ha mai rifilato grandissimi distacchi ai suoi avversari, magari gli da 15-20" a tappa ma sarà un'impresa (sommando il fatto che ha già vinto il Giro).
 
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Bezymyannij
view post Posted on 27/7/2011, 11:25




Tour de France, è il trionfo di Evans

Fantastica rimonta dell'australiano
nella cronometro di Grenoble.
E' la vittoria del ciclismo pulito
Lo sprinter: «Chi fa sport
deve essere un modello»


Cadel Evans è un uomo che ha inseguito per 20 anni un sogno e l'ha realizzato quando poteva credere che non l'avrebbe più raggiunto. Ha vinto il Tour de France che si conclude formalmente a Parigi e vediamo in giro gente felice che ci sia riuscito benché non siano suoi parenti nè suoi amici: è che quanti hanno voluto bene al ciclismo negli anni in cui sarebbe stato comprensibile abbandonarlo disgustati, vedono nell'australiano dagli occhi chiari e commossi il ritorno a uno sport in cui credere.

Cadel era il più esposto nel condannare l'abuso di chimica quando i suoi colleghi sostenevano che ci fosse una macchinazione contro il ciclismo e che il doping non esisteva. Sebbene l'esperienza insegni a non mettere la mano sul fuoco per nessuno, se beccassero Evans con il sangue sporco sarebbe come scoprire che Ronald Reagan era una spia dei russi. «Non mi importa cosa pensano gli altri - ha ribadito Evans vestito finalmente della maglia gialla -. La mia idea è che per l'importanza che ha assunto nella società, chi fa sport debba essere un modello».

Nel senso di un esempio. Nell'altra accezione, Cadel non assomiglia a un modello. Anche se guadagna quasi 2 milioni all'anno, non è patinato, non è mondano, non gioca sullo charme: è uno nato a Katherine, un posto nei Territori del Nord «e se c'è una cosa che mi piace dell'Australia è il senso di libertà con cui ci si vive».

Non significa che sia uno grezzo. Parla quattro lingue, vive in una bella casa a Stabio, appena oltre il confine svizzero, si è sposato con Chiara, che conobbe quando arrivò nel Varesotto una decina di anni fa: una raffinata pianista che gli ha insegnato ad amare anche la musica classica. Le sue battaglie sono per i bambini in Tibet e ne ha adottato uno, è coinvolto nell'associazione di Ian Thorpe per l'integrazione degli aborigeni australiani e in una fondazione per la sicurezza dei ciclisti nelle strade. Ma, per raccontare il tipo, Evans è anche uno che indica tra i 4 ristoranti del mondo in cui gli piace mangiare, la cucina del rifugio Fantoli sull'Alpe Ompio, nel Verbano: «Fanno una polenta con il gorgonzola fantastica. Bisogna fare un bel po' di movimento per smaltirla».

Ci si chiederà cosa c'entri tutto questo con la vittoria nel Tour. C'entra perché lo stile di vita e l'umiltà di Cadel sono parte del suo successo sui fratelli Schleck, saliti sul podio ma sui gradini più bassi e non crediamo che la mega festa prenotata dal loro patron, l'imprenditore lussemburghese Flavio Becca, sia riuscita un granché. Era la sfida tra chi poteva sfilarsi l'etichetta di magnifico perdente, per quanto Evans nel 2009 fosse diventato campione del mondo e se la fosse un po' scollata. Era l'occasione lasciata dal cedimento di Contador sul Galibier. Andy Schleck l'ha affrontata con presunzione: la sua squadra era rimasta a dormire all'Alpe d'Huez e si è presentata a Grenoble senza provare il percorso della crono se non in auto.

Evans invece aveva voluto correre il Giro del Delfinato quasi esclusivamente per testare il circuito e l'aveva rianalizzato in allenamento. «Immaginavo che il Tour si potesse decidere qui».
Partiva con 57 secondi da recuperare al lussemburghese. Gliene ha inferti altri 94: dopo 25 chilometri di corsa c'era già stato il sorpasso e l'incompiuto Andy strusciava la faccia sulla spalla, non si sa se per asciugare il sudore o le prime lacrime.

E' stata una delle più belle crono nella vita di Cadel. In bicicletta sembrava persino più spesso e compatto di quanto sia in realtà, forse perché anche il telaio sembrava parte del suo corpo. «Devo ancora rendermi conto di cosa ho fatto - ha ammesso con una voce più flebile di quanto ci si aspetterebbe -. Dopo essere arrivato secondo due volte non so cosa avrei pensato di me se ci fosse stata una terza: ero già stato vicino a vincere il Giro, la Vuelta e il Tour e qualcosa s'era messo di mezzo. Una caduta, un problema intestinale, un guaio meccanico. Non riuscivo a concretizzare ma non ho mai pensato che questa fosse la mia ultima chance».

Il suo Tour non ha avuto cedimenti. Ha vinto in volata su Contador a Mur de Bretagne, ha sfiorato la maglia gialla per 1" già nella seconda giornata, si è difeso in montagna e attaccato in discesa, ha guidato da solo l'inseguimento a Schleck nel tappone del Galibier contenendo i danni (ed è stata la sua impresa decisiva), ha riportato il gruppo su Andy e Contador all'inizio dell'Alpe d'Huez. Un pitbull inschiodabile.

«E' la consacrazione di un campione e il simbolo dell'internazionalizzazione del ciclismo, visto che nessun australiano aveva mai vinto il Tour», ha chiosato Christian Prudhomme, il direttore. Aldo Sassi, il suo preparatore al Centro Mapei di Castellanza, gliel'aveva pronosticato: «Cadel, mi diceva, sei un corridore completo e pronto per vincere il Tour». Sassi è morto di cancro l'anno scorso. Ricordando le sue parole, Evans ha avuto l'unico cedimento in 3 settimane: gli si è rotta la voce, gli sono spuntate le lacrime. Calde e tenere. Ora di perdenti di successo rimane Andy. L'anno scorso per superare la depressione per la sconfitta contro Contador si ritirò a pescare nel suo stagno. Gli hanno riallestito il capanno e controllato le lenze.

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morello71
view post Posted on 31/3/2013, 21:41




Giro delle Fiandre, vince uno strepitoso Cancellara, ma Sagan secondo si consola sul podio

4° Alexander Kristoff (Nor) del team Katusha, primo russo 67°Vladimir Gusev (Rus) Katusha


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Bezymyannij
view post Posted on 6/5/2013, 13:25




Oggi il Giro passa dalle mie parti, bellissimi posti :)
 
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Bezymyannij
view post Posted on 17/5/2013, 15:35




Giro d’Italia, ritirati Wiggins ed Hesjedal: Nibali senza avversari, corsa senza fascino
Il vincitore del Tour de France e il campione 'rosa' in carica lasciano la carovana dopo un inizio deludente. Con pochi ostacoli per il ciclista messinese, la manifestazione perde mordente (ma non sponsor e tifosi).

Il Giro d’Italia perde pezzi: Bradley Wiggins, vincitore del Tour de France 2012 e grande atteso alla vigilia della corsa, e Ryder Hesjedal, campione uscente, si ritirano. Che i due non stessero bene, del resto, lo si era capito da tempo. Hesjedal si era presentato ai nastri di partenza sfoggiando una condizione invidiabile nelle classiche del nord, ma poi in corsa era stato irriconoscibile: in difficoltà già nella crono di Saltara, suo terreno di caccia, è poi naufragato nella prima tappa alpina, a Montasio, dove ha accusato un ritardo di 20 minuti; in classifica era 38esimo, ad oltre mezz’ora di distacco da Nibali. Non ha fatto meglio Wiggins, disastroso in tutte le ripide discese del Giro (ben diverse da quelle più morbide del Tour…), staccato anche ieri in una tappa praticamente pianeggiante. Per entrambi la corsa rosa si è trasformata in un calvario a causa di problemi di salute. E oggi non si sono presentati al via della 13esima tappa, la Busseto-Cherasco, l’ultima frazione interlocutoria prima dell’inizio delle grandi montagne.

Senza di loro, il Giro – che già aveva dovuto rinunciare in partenza a Ivan Basso, vincitore delle edizioni 2006 e 2010, costretto al forfait da una cisti – rischia di perdere molto dal punto di vista dello spettacolo. Vincenzo Nibali è saldamente in maglia rosa, e non si vede chi possa insidiare il suo primato. Il secondo in classifica, Cadel Evans, è un lottatore straordinario, ma a 36 anni sembra troppo in là con l’età per reggere il ritmo nelle tre settimane. L’olandese Robert Gesink è solido ma non ha lo spunto in salita (e di qui alla fine del Giro non ci saranno altro che montagne) per mettere in difficoltà Nibali. L’unico pericolo potrebbe essere rappresentato da Rigoberto Uran, partito inizialmente come gregario di Wiggins, e poi guadagnatosi sulla strada i gradi di capitano (è terzo, con 2 minuti di ritardo). Ma se nel corso della tappa sull’Altopiano del Montasio il colombiano aveva potuto approfittare della marcatura tra Nibali e Wiggins per guadagnare secondi in classifica, adesso che il britannico si è ritirato tutte le attenzioni della squadra di Nibali (la forte Astana) saranno dedicate a stoppare le sue iniziative. Così, salvo crisi o imprevisti exploit, la corsa rischia di trascinarsi senza grandi emozioni fino al suo epilogo del 26 maggio.

Poco male, comunque, per gli organizzatori. Il nome di Bradley Wiggins – grande stella dell’edizione 2013, non accadeva da tempo che il vincitore del Tour scegliesse il Giro come suo obiettivo stagionale – è stato già ampiamente sfruttato per chiudere i contratti con gli sponsor e con le amministrazioni che si sono fatte avanti per ospitare una partenza o un arrivo di tappa. E’ il caso, ad esempio, di Brescia, che avrebbe messo sul piatto oltre mezzo milione di euro per aggiudicarsi l’ultima tappa della corsa (che non sarà a Milano, come da tradizione). A risentirne potrebbero essere, invece, gli ascolti tv: gli spettatori attendevano le grandi montagne per sintonizzarsi sulla Corsa Rosa (fin qui i risultati sono stati nella norma, la tappa di Montasio ha fatto registrare poco meno del 15% di share). Ma se non ci sarà nessuno in grado di attaccare Nibali, sarà davvero difficile replicare i record del 2008 sull’Alpe di Pampeago, o del 2010 sullo Zoncolan, quando il Giro in tv ha toccato picchi superiori al 30% di share.

Diverso il discorso sulle strade: qui gli spettatori sono attesi comunque numerosi, l’indotto della corsa non dovrebbe essere in pericolo. Perché andare a vedere il Giro è un grande rito sportivo, che prescinde dall’aspetto agonistico. Chi sale sulle grandi montagne (spesso in bici, a volte persino a piedi), lo fa per sfiorare i propri idoli, condividere la loro fatica, tornare a casa con una borraccia ‘rubata’. E dell’esito della tappa il più delle volte neanche si cura. Il Giro d’Italia è fatto soprattutto dalla passione dei tifosi. E questa è sempre stata più forte di tutto: dei tanti scandali che si sono succeduti nel corso degli anni, figuriamoci di un’edizione leggermente sottotono.

FQ
 
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Bezymyannij
view post Posted on 23/5/2013, 19:02




Giro d'Italia - Crono a braccia alzate: Nibali sempre più in rosa

Il messinese dell'Astana vince la crono-scalata valida per la 18esima tappa del Giro d'Italia davanti a un bravissimo Samuel Sanchez (Euskaltel Euskadi) e a uno splendido Damiano Caruso (Cannondale). Scarponi (Lampre) è quarto di tappa. Evans, che chiude 25esimo di giornata, resta sempre secondo nella generale, ma scivola a 4'02'' dalla maglia rosa di Nibali...

Sicuro, potente, e bello da vedere. Attento, concentrato, ed elegante sulla bicicletta. Con addosso il suo mantello più prezioso, un completo rosa che finora non aveva mai sfoggiato, Vincenzo Nibali affronta la crono-scalata Mori-Polsa, valida per la 18esima tappa del Giro d’Italia, con portamento regale e il carisma del padrone.
La vittoria tanto attesa arriva nella maniera più bella, in una specialità in cui le forze si misurano in senso assoluto, la cronometro, e sul terreno più difficile, la salita. Vincenzo Nibali parte dal velodromo di Mori con la convinzione di chi sa che al suo Giro d’Italia manca solo una bella vittoria di tappa, un acuto in solitaria, giusto per chiarire, ancora una volta, che il più forte di tutti quest’anno è lui.
Al traguardo, che Vincenzo taglia sotto la pioggia, ma con il pugno al cielo, il siciliano dell’Astana ha 58’’ di vantaggio su Samuel Sanchez, che a lungo aveva accarezzato il sogno della vittoria di tappa, e 1’20’’ su un bravissimo Damiano Caruso, arrivato al Giro un po’ a sorpresa per via del forfait di Basso, ma che di questa Corsa Rosa è stato finora tutt’altro che comparsa. Scarponi, che paga nel finale la pioggia e un inizio di tappa a ritmo forse un po’ troppo alto, è quarto, quindi Majka, che torna in possesso della maglia bianca dei giovani, e Rigoberto Uran, che cede a Nibali 1’26’’.
Lo sconfitto di giornata è sicuramente Cadel Evans, 25esimo sulla Polsa a 2’36’’ dal siciliano dell’Astana: l’australiano della Bmc, che resta secondo nella generale, ora è distante oltre 4’ dalla maglia rosa. Un tempo irrecuperabile, per lui e per tutti gli altri. Perché il Nibali di quest’anno è troppo più forte dei suoi avversari. Il Giro d’Italia è ormai cosa fatta: lo stesso Vincenzo non lo dice, ma lo fa capire con gli occhi. Noi cominciamo a sussurrarlo: in attesa di poterlo gridare in quel a Brescia.

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112 replies since 23/6/2007, 22:50   1616 views
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