| Que grande España, reina en el fútbol europeo!
Dopo 44 anni viene cancellato il luogo comune che voleva la nazionale spagnola come la più classica delle incompiute. Gli iberici ritornano finalmente a vincere un trofeo internazionale, anche in questo caso una 'Eurocopa', che si aggiunge a quella conquista nel 1964. Successo meritatissimo e mai in discussione, sia per la grande prestazione offerta stasera, sia per l'intero torneo, concluso con un bilancio che parla da solo: 5 vittorie, 1 pareggio, nessuna sconfitta, 12 reti fatte ed appena 3 (peraltro tutte influenti ai fini del risultato) subite. Ha vinto la squadra più forte dal punto di vista tecnico, quella con più palleggiatori a in mezzo al campo, ma anche quella che poteva contare sul secondo miglior portiere al mondo e su un reparto difensivo più che solido, retto da due difensori straordinari quali Sergio Ramos (sottotono però fino alla semifinale con la Russia) e Puyol. Da quando seguo il calcio, mai avevo visto una nazionale vincere giocando così bene. Spagna che tra l'altro, è bene ricordarlo, è la seconda nazionale più giovane di questo Europeo, dopo la Russia. Già...la Russia, la squadra che probabilmente più ha entusiasmato fino alle semifinali, ma battuta nel doppio scontro con un pesantissimo passivo di 7-1 dai terribili ragazzi di Aragones. La Spagna ha capito di poter vincere l'Europeo dopo aver sconfitto ai calci di rigore l'Italia Campione del Mondo: quella è stata la partita chiave per il cammino di capitan Casillas e compagni. Non tanto per la qualità effettiva dell'avversario (che ha comunque giocato nel modo migliore per rendere inoffensiva la manovra delle "Furie Rosse": un merito che va riconosciuto al tanto - ingiustamente - bistrattato Donadoni) quanto per il fatto di aver superato quello scoglio invalicabile che erano diventati i Quarti di Finale negli ultimi 24 anni (esattamente da un altro Europeo, quello dell'84, nel quale la Spagna si arrese soltanto in finale alla Francia di "Le Roi" Platini, che ha gentilmente invitato per l'occasione Arconada, portiere a cui deve più di un ringraziamento), vera e propria 'maledicion' per la Roja. Da quel rigore trasformato da Fabregas in poi è stato tutto più semplice per gli spagnoli, definitivamente liberi mentalmente, sbloccati psicologicamente e consapevoli di essere forti, molto forti. Sapevano di essere la squadra migliore, l'hanno anche dichiarato con nonchalance nei giorni che precedevano questa finale. E sono riusciti a dimostrarlo sul campo con due prestazioni che entreranno di diritto nella storia di questa sport. Una formalità la semifinale contro una Russia intimorita dal 4-1 subito nella Fase a Gironi, un'affermazione netta e limpidissima quella in finale contro la Germania. I tedeschi non hanno comunque nulla da rimproverarsi, dato che sono riusciti ad andare probabilmente oltre a quelle che erano le loro effettive potenzialità. A conferma di quanto siano importanti il blasone, la storia e la mentalità di una nazionale come quella guidata dal bravo Low, nulla di trascendentale dal punto di vista tecnico, con pochi singoli di valore mondiale e con un modesto impianto di gioco, basato principalmente sulle sovrapposizioni sulle due fasce laterali. Invece, nonostante una rosa buoan ma non eccezionale ed un inizio stentato, la Germania è stato in grado di disputare una partita tatticamente perfetta contro un'altra seria pretendente al titolo, il Portogallo, seguita poi da una gara con poche luci e tante ombre contro una acciaccatissima Turchia. Incontro che è comunque servito ai panzer per mettere in risalto una volta di più tutta la loro determinazione nell'ottenere la vittoria. E' stato proprio il loro proverbiale carattere a portarli in semifinale. Sette finali (con tre affermazioni) in un Mondiale e sei (con sempre tre successi) in Europeo: nessuno meglio dei teutonici. E dire che l'inizio della finale sembrava essere favorevole alla Germania. Primi 20 minuti avvolgenti, giocati all'attacco, con la Spagna messa alle corde, dato che i loro fraseggi a centrocampo venivano sovente interrotti dai tedeschi. Il primo brivido per le "Furie Rosse" arriva in apertura, quando Sergio Ramos commette un errore in disimpegno in area, favorendo Klose, fermato al momento del tiro da un tempistico intervento di un sempre attento Puyol. Gli uomini di Aragones soffrono e danno l'impressione di soccombere. Ma grazie alla loro abbondante qualità in mezzo al campo, correggono in corsa i difetti e superano l'iniziale crisi. Il primo a rendersi pericoloso è Iniesta che, magistralmente lanciato in profondità da Xavi (migliore in campo il regista del Barcelona, uno che macina calcio come pochi altri al mondo), penetra sulla sinistra e mette in mezzo colpendo Metzelder, con Lehmann che è costretto ad un pronto riflesso per evitare un autogol che avrebbe del clamoroso. La Spagna guadagna terreno e va ancora più vicina al vantaggio quando Torres sale in cielo sul cross dalla destra di Ramos mandando il suo colpo di testa a stamparsi sul palo. Il gol è nell'aria ed infatti arriva poco dopo, con ancora il biondo attaccante del Liverpool come protagonista. Altro passaggio filtrante di Xavi, Torres si inserisce e beffa un colpevole Lahm, ancora una volta disastroso in fase difensiva e non di certo aiutato da un fisico troppo minuto per poter reggere certi impatti in velocit; tocco sotto di "El Niño" che supera Lehmann in uscita ed 1-0. Nella ripresa Low decide di "punire" Lahm, lasciandolo negli spogliatoi e sostituendolo con Jansen, suo compagno nel Bayern Monaco. Ma è ancora la Spagna a mantenere il controllo del centrocampo, con una sicurezza ed una padronanza notevoli in una partita così importante. Ci prova Xavi a chiudere il match, ma il suo diagonale su assist di Torres termina a lato. Stessa sorte poco più tardi per un tiro di Silva, con Ramos che sfiora la deviazione vincente di tacco davanti a Lehmann. Il portiere tedesco deve poi uscire alla disperata sui piedi di Torres per evitare l’azione fotocopia del primo gol spagnolo. Manca ancora molto ma Low rischia il tutto per tutto: dentro Kuranyi, fuori Hitzlsperger. Ballack prova a suonare la sveglia, ma il suo tiro sbilenco sfiora soltanto il palo. Aragones, così come nelle partite precedenti, inserisce i "portafortuna" Xabi Alonso e Cazorla, sostituendo Fabregas ed un nervoso Silva. Al 22' della ripresa Ramos colpisce liberamente di testa il pallone che potrebbe chiudere la partita, ma Lehmann si supera ancora una volta e devia in calcio d'angolo. Nell'azione seguente, è Iniesta ad andare alla conclusione, ma ancora una volta i tedeschi riescono a cavarsela: merito di Frings, opportunatamente appostato sul palo. Contemporaneamente cambiano anche i due terminali offensivi: fuori Torres e Klose, dentro Guiza (giocatore ancor più micidiale in contropiede) e Gomez, uno dei principali flop di questo Europeo. E' proprio il maiorchino a rendersi subito pericoloso, facendo la sponda di testa per l'inserimento dell'accorrente Senna (ennesima prestazione superlativa, la sua) che non ci arriva per una questione di centimetri. Negli ultimi minuti non succede nulla di significativo. Delude l'atteggiamento dei tedeschi, che non riescono neanche a creare un forcing finale credibile, con i modesti Mertesacker e Metzelder a dover impostare la manovra. Senza contare poi il fatto che il pallone ce l'hanno fra i piedi quasi sempre i ragazzi di Aragones che, così come Lippi due anni fa, lascia la propria selezione da vincente. La sua Spagna arriva al fischio finale senza affanni. Poi la 'fiesta' può cominciare.
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