Intervista integrale rilasciata a Gazzetta.it
Ci racconti i suoi inizi
"Ho iniziato a girare presto. Già a 12 anni andai a fare dei provini al Serrano, club della mia regione, il Paraíba, poi al Corinthians, rimasi lì 2 mesi ma non mi presero. Pensava a tutto il mio concittadino Zé do Egito. Poi al San Paolo, a 15 anni, sono rimasto un anno e giocai il Paulista giovanile".
Il S. Paolo non spese i 20 mila euro d'allora, 2001, che servivano a comprarla.
"Sì, e Zé mi portò in Portogallo dove sono rimasto una stagione, al Vilanovense, da solo, in collegio. Ma ero già maturo, da tempo vivevo lontano da casa. Lì rimasi un anno, feci un provino di una settimana con le giovanili del Porto. Mi dissero che mi avrebbero richiamato ma poi non li sentii più".
E la sua famiglia?
"Ho 6 sorelle, io sono il 4°; i miei erano molto poveri. Papà Djovan a stento riusciva a darci da mangiare, era venditore ambulante di carne alle fiere e mamma Socorro lo aiutava. Io cercavo di rendermi utile, di portare dei soldi a casa. Poi a 18 anni mi prese il Vitoria Bahia, serie A brasiliana, e da lì partì tutto".
Quale era il suo idolo?
"Ronaldo, il Fenomeno, e Romario: mi piaceva vederli giocare, cercavo di imitarli. Non sono mai stato un gran fan ma mi piaceva il Palmeiras. In casa però si tifava Corinthians".
È vero che ha iniziato da laterale sinistro?
"No, l'hanno scritto, ma da subito ho giocato da centrocampista, n. 10, un po' spostato a sinistra, ma non da laterale".
I miei idoli erano Ronaldo e Romario; a me piaceva il Palmeias, ma a casa si tifava per il Corinthians
E poi si è mosso su tutto il fronte dell'attacco. Qual è la sua posizione preferita?
"Mi piace di più partire da destra, come al Porto. Allo Zenit spesso sono più centravanti, ruolo al quale mi sto adattando, ma gioco dove serve".
Torniamo ai suoi inizi: a 18 anni, 2005, dopo 2 gare nel Brasileirão col Vitoria, finisce in Giappone al Kawasaki Frontale di serie A.
"Sì, non mi pagavano neanche tanto, ma quei soldi servivano ad aiutare i miei. All'inizio avevo paura di andare in Giappone, altro mondo, temevo che fosse difficile sfondare lì. Invece è stato molto facile. Il Giappone mi sorprese, Paese bellissimo, persone gentili, disponibili, anche fuori dal club".
Come mai nel Sol Levante ha cambiato ogni anno?
"Dopo la prima stagione il Frontale mi prestò, per farmi fare esperienza, al Sapporo di serie B (25 gol, vice capocannoniere, ndr). Poi tornai in A ma il Kawasaki nel 2007 mi riprestò in B al Tokyo Verdy, dove ho fatto 37 gol, re dei goleador e club promosso in A. Così mi richiama il Frontale, disputo 2 gare, ma siccome allora in Giappone ogni club poteva tesserare solo 3 stranieri mi mandano di nuovo al Tokyo, in A".
E dopo 7 gol e 11 gare a luglio '08 la compra il Porto.
"Sì, volevo andare in Europa, mi aveva cercato anche l'Atletico Madrid ma io ho preferito il Portogallo per la lingua, ero sicuro che sarebbe stato più facile inserirsi subito e adattarsi. Così il Porto ha comprato il 50% del mio cartellino (per 5,5 milioni di euro, ndr)".
Fra i tecnici che ha avuto a Oporto, con chi si è trovato meglio?
"Con Jesualdo Ferreira all'inizio ho appreso tanto, la tattica del tutto diversa dalle mie esperienze. Con Villas Boas è stato un anno fantastico, 4 titoli, la Europa League, io capocannoniere con 23 gol. André è un vincente, grande allenatore e grande persona, ama parlare a viso aperto coi giocatori, giovane ma già esperto e competente, avrà successo".
E Spalletti allo Zenit?
"Ogni tecnico apporta qualcosa di differente. E poi il torneo russo è diverso dal portoghese, sempre di ottimo livello, ma con meno visibilità. A Porto ogni partita è una finale. Ma io sono un combattente, amo vincere e pure qui non mi risparmio. In Russia il torneo è più tattico, più difensivo".
Ma a dicembre a San Siro, quando in Champions Spalletti l'ha sostituita lei ha avuto un gesto di stizza.
"Sono uno che è abituato a essere sempre titolare e amo giocarmela fino alla fine. Devo rispettare le decisioni del tecnico, e ammetto che in quell'occasione non la accettai. Con Spalletti comunque ho buoni rapporti. Lui magari parla poco con noi, è come me d'altronde, ma è molto preparato".
I tanti soldi che girano attorno al mio nome non sono un problema mio: io mi alleno e gioco, non bado alla mia quotazione, ma voglio divertirmi e vincere
Esser pagato 55 milioni di euro mette pressione?
"Quando gioco non penso a questo, voglio vincere, divertirmi, dare il meglio di me".
Quando siete arrivati lei e Witsel, i compagni russi Denisov e Kerzhakov si sono lamentati per i soldi che sono girati nell'affare e hanno chiesto un aumento. E sono finiti fuori rosa.
"Ma non era un problema mio, io mi alleno e gioco. Loro per me sono grandi giocatori, con loro non ho avuto alcuna questione, abbiamo parlato, ci siamo chiariti, perché alcuni commenti all'inizio non erano stati rispettosi nei miei confronti".
Gli ultrà dello Zenit sono noti per essere razzisti.
"Non ho visto e sentito nulla nei miei riguardi, non ho rapporti coi tifosi, sento che ci incitano ma i cori in russo non li capisco, come i giornali".
E San Pietroburgo?
"La grande difficoltà è il freddo, vivo in centro, nell'isola, è una bella città, mi piace visitarla, con tutta la famiglia".
Con chi ha rapporti migliori in squadra?
"Con quelli che parlano portoghese: Bruno Alves, Danny e con Mimmo Criscito, parliamo tanto, scherziamo, facciamo grandi partite di playstation, io sono il più forte. Mimmo? È scarso alla play... Peccato che non ci sia con l'Italia (infortunato, ndr), l'avrei battuto pure in campo".
In futuro in quale torneo le piacerebbe giocare?
"Mi piacciono la Premier e la Liga, le seguo in tv quando posso. In Inghilterra ci sono grandi squadre, bel gioco, grande agonismo. E poi la Spagna, mi appassiona Iniesta, qualità impressionante, e poi Messi e Ronaldo, fenomenali".
A proposito, del suo ex compagno al Porto, Falcao, che ne dice?
"In questo momento all'interno dell'area di rigore è il migliore al mondo. Segna tantissimo e in area è il top".
Mi piacciono la Premier e la Liga: mi appassiona Iniesta e poi i fenomenali Messi e Ronaldo. La A? Milan e Inter hanno grande tradizione e storia, poi in nerazzurro ci sono i miei amici Guarin e Alvaro Pereira
La serie A le interessa?
"Beh, il Milan e l'Inter hanno grandi campioni, tradizione e storia, mi capita di vederli ogni tanto. La A è un gran campionato, e poi all'Inter ci sono i miei amici ed ex compagni Guarin e Alvaro Pereira. Il Porto era una famiglia, stavamo benissimo insieme".
E il campionato russo: chi lo vince?
"È combattuto, c'è il Cska in vantaggio, ma anche la novità Anzhi, e lo Spartak è un gran team. E poi lo Zenit, abbiamo grandi giocatori, tecnicamente forti, tutti nazionali. Denisov è molto tecnico, paziente, gran recuperatore di palla, e Danny e Witsel hanno una facilità di gioco, di cambiare il fronte d'attacco... Sì, il campionato lo vinciamo noi".
Passiamo alla nazionale: lei vi ha esordito con Dunga c.t. nel novembre 2009.
"Sì, ma subito dopo ho beccato 3 mesi di squalifica e ho saltato 18 partite, dopo la gara col Benfica. Si disse che negli spogliatoi ci fosse stata una lite, ma era stato solo un po' di confusione... E solo io ho subìto una squalifica così. E ho perso il Mondiale 2010, perché tornai per le ultime 7 gare di campionato e Dunga non mi chiamò più. È stata durissima".
Scolari l'ha voluta con l'Inghilterra e ora con l'Italia.
"Felipão lo conosciamo, c.t. di esperienza, per ora ha cambiato poco rispetto a Menezes... Chiaro, io voglio esserci a Brasile 2014, ma prima di tutto alla Confederations 2013".
Iacopo Iandiorio