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Svezia 1958

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view post Posted on 27/5/2010, 19:20
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Da http://it.wikipedia.org/wiki/Mondiali_di_calcio_Svezia_1958

Il campionato mondiale di calcio 1958 o Coppa del mondo Jules Rimet del 1958 (in svedese Världsmästerskapet i fotboll 1958) è stata la sesta edizione del campionato mondiale di calcio per squadre nazionali maggiori maschili organizzato dalla FIFA ogni quattro anni.
Fu ospitato dalla Svezia dall'8 al 29 giugno 1958 e fu vinto dal Brasile. Città ospitanti: Borås, Eskilstuna, Göteborg, Halmstad, Helsingborg, Malmö, Norrköping, Örebro, Sandviken, Solna, Uddevalla e Västerås.

Avvenimenti
Nel 1954, a Berna, la FIFA scelse la Svezia come paese organizzatore dei mondiali del 1958. Fu un mondiale con tante assenze importanti, che finirono per favorire quella che poi si rivelerà, effettivamente, come la squadra migliore.
L'Italia, dopo le deludenti prestazioni in Brasile e in Svizzera, mancò addirittura l'appuntamento con la fase finale per la prima volta dal 1930. A beffarla fu l'Irlanda del Nord, che sconfisse gli azzurri per 2-1 nella partita decisiva a Belfast, e a rendere ancora più amara la pillola fu il fatto che a una prima gara disputata in precedenza e conclusasi sul 2-2 (risultato che avrebbe qualificato gli italiani), non fu attribuito carattere ufficiale su richiesta della stessa FIGC, che non approvò il fatto che ad arbitrare il match non fosse stato il direttore di gara designato dalla FIFA.
Cadde anche l'Uruguay, che si lasciò travolgere dal Paraguay mentre l'Ungheria, nonostante fosse regolarmente nel lotto delle qualificate, si ritrovava irrimediatamente provata dalla Rivoluzione dell'anno 1956. In Svezia approdarono sedici squadre, divise in quattro gironi all'italiana, per rappresentare solamente due continenti: quattro furono le nazionali americane e dodici le europee. Per la prima volta partecipò l'URSS, debuttò anche il Galles che, con Irlanda del Nord, Scozia e Inghilterra, andò a completare il lotto delle squadre britanniche.
Il Brasile vinse senza faticare troppo: le avversarie più temibili, l'Inghilterra e la Germania Ovest se ne andarono una al primo turno, l'altra in semifinale contro la forte Svezia di Gren, Skoglund e Liedholm. La finale di Stoccolma vide i padroni di casa passare immediatamente in vantaggio, salvo poi essere sommersi di gol da Pelé (per la prima volta ai Mondiali, appena diciassettenne) e compagni, che alzarono per la prima volta al cielo la Coppa Rimet: furono la prima e, finora, unica squadra non europea a vincere un mondiale nel Vecchio Continente. Terza la Francia di Just Fontaine.

Discriminanti e composizione dei gironi

La formula delle finali della Coppa del Mondo 1958 prevedeva una fase a gironi ed una ad eliminazione diretta (dai quarti di finale in poi). I gironi sarebbero stati 4 all'italiana di sola andata composti da 4 squadre l'uno. La composizione dei gironi fu affidata ad un sorteggio pilotato, coll'adozione di 4 fasce di 4 squadre l'una: ogni girone avrebbe avuto squadre provenienti da 4 fasce diverse. Le fasce furono così compilate osservando esclusivamente criteri geografici:
Fascia 1: Europa Centrale e Settentrionale (Austria, Francia, Germania Federale, Svezia)
Fascia 2: America (Argentina, Brasile, Messico, Paraguay)
Fascia 3: Regno Unito (Galles, Inghilterra, Irlanda del Nord, Scozia)
Fascia 4: Europa dell'Est (Cecoslovacchia, Jugoslavia, Ungheria, URSS)
Alla seconda fase, ad eliminazione diretta, avrebbero avuto accesso le prime due classificate di ogni girone. I discriminanti erano solo due: punti e, in caso di parità, spareggio. Lo spareggio fu necessario in ben 3 gironi su 4: nel gruppo 1 (Irlanda del Nord sulla Cecoslovacchia); nel gruppo 3 (Galles sull'Ungheria) e nel gruppo 4 (URSS sull'Inghilterra). Nell'unico gruppo "immune", il secondo, fu necessario (quasi certamente) adottare il sorteggio per stabilire la prima e la seconda piazza fra Francia (che godeva di una migliore differenza reti) e Jugoslavia, entrambe terminate a 4 punti.
Infine analizziamo il comportamento delle varie fasce in termini di punti conquistati dalle squadre che ne facevano parte e qualificate ai quarti (fra parentesi la federazione con la migliore prestazione nel girone)
Fascia 1: 14 punti e 3 qualificate (Svezia)
Fascia 2: 11 punti ed 1 qualificata (Brasile)
Fascia 3: 10 punti e 2 qualificate (Galles)
Fascia 4: 13 punti e 2 qualificate (Jugoslavia)
 
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view post Posted on 27/5/2010, 19:41
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L'edizione che consacra per la prima volta il Brasile, dopo 8 anni dalla tragedia del Maracanà, e che segna l'avvento sul proscenio calcistico dello sconosciuto Pelé, ma è anche il Mondiale di Garrincha e più in generale di un grandissimo Brasile, forse il migliore della storia (in molti lo preferiscono a quello del '70).

Questa la formazione titolare:

Gilmar; Djalma Santos, Orlando, Bellini (cap.), Nilton Santos; Zito, Didì; Garrincha, Pelé, Zagallo; Vavà.

Una formazione straordinaria, che schierava il grande Gilmar in porta, il leggendario Djalma Santos terzino destro spesso marcatore a uomo, centrali Orlando e Bellini (gli unici due giocatori "normali" dell'undici titolare) in linea e a zona, terzino sinistro un altro fenomeno come Nilton Santos; il prezioso Zito mediano di contenimento, Didì cervello e regista in mezzo al campo, Garrincha ala destra INCONTENIBILE, Zagallo tornante a sinistra (e giocatore importantissimo per il suo spirito di sacrificio e per la sua duttilità tattica), di punta Vavà, un finalizzatroe puro nel vero senso del termine, con il 17enne (!!!) alle sue spalle.

Da ricordare anche l'azione-base di quel Brasile: Didì allarga per Garrincha, che punta l'avversario, lo salta con quella sua finta mortifera, Mané arriva sul fondo e crossa in mezzo per Vavà che anticipa tutti ed insacca.


Da segnalare in questo Mondiale la prima presenza dell'Unione Sovietica, che s'era fatta conoscere al Mondo due anni prima vincendo il titolo olimpico a Melbourne. Grazie ad una generazione di campioni (per lo più russi, con una minoranza georgiana) invidiabile, l'URSS a partire dal 1958 divenne una delle migliori nazionali del globo, una squadra temuta e rispettata da tutte le avversarie.
Niente male l'esordio sul proscenio internazionale: pareggio per 2-2 contro l'Inghilterra all'esordio (con pareggio di Finney arrivato su rigore a 5' dal termine), netta vittoria per 2-0 sull'Austria ed onorevole sconfitta contro il Brasile futuro Campione del Mondo (decise una doppietta di Vavà). URSS che a Göteborg riuscì ad aggiudicarsi lo spareggio contro l'Inghilterra, sconfitta per 1-0, e che si qualificò quindi ai Quarti, dove venne eliminata dalla Svezia padrona di casa.

Il mito di Yashin iniziò proprio in questa manifestazione, con l'inimitabile Lev che parò di tutto ed entusiasmò gli spettatori dell'epoca con il suo impareggiabile stile, concreto e spettacolare allo stesso tempo, nonchè con le sue movenze insolite, che alle volte ricordavano quelle di un giocatore di basket.
Una nazionale che poteva contare anche su campioni del calibro di Netto, Valentin Ivanov e Salnikov tra gli altri, ma non su Eduard Streltsov, il giocatore russo più forte di ogni tempo, stella annunciata del Mondiale che dovette rimanere forzatamente a casa (o meglio, fu condannato ai lavori forzati in un gulag siberiano).
 
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view post Posted on 27/5/2010, 20:08
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Personalmente ritengo il Brasile del '58 superiore a quello del '70. Come talento siamo lì, direi che è impossibile scegliere, ma quello che si impose per la prima volta in un Mondiale poteva contare su una difesa più solida (Gilmar miglior portiere nella storia del calcio brasiliano, Djalma Santos e Nilton Santos due terzini formidabili) ed in generale era una squadra più equilibrata, anche se magari con qualche solista in meno. Per dire, se l'ala sinistra del Brasile del '70 era Rivelino, quella del Brasile del '58 era Zagallo, sicuramente meno forte individualmente, ma elemento preziosissimo da un punto di vista tattico.
Da ricordare anche l'azione-base di quel Brasile: Didì allarga sulla destra per Garrincha, che punta l'avversario, lo salta con quella sua finta mortifera, arriva sul fondo e crossa in mezzo per Vavà che anticipa tutti ed insacca.


Altre squadre che meritano di essere ricordate per quanto mostrato sono:

- la Svezia padrona di casa, aiutata dagli arbitri in semifinale contro la Germania Ovest, ma comunque una degna finalista; non poteva più contare su campioni del calibro di Nordhal, Gren e Jeppson, ma faceva affidamento su giocatori esperti e di gran qualità come il milanista Liedholm (una meraviglia il suo gol da fermo in finale), l'interista Skoglund, l'attaccante Simmonson e soprattutto l'emergente Kurt Hamrin, imprendibile ala destra che militò per tanti anni in Italia, facendo grandi cose in particolare nella Fiorentina e nel Milan.

- la prima grande Francia della storia, l'unica realmente forte per parecchio tempo (ovvero fino all'avvento della generazione di Platini & co.), che puntava tutto sul blocco dello Stade de Reims, all'epoca una delle squadre europee più forti, composto da giocatori quali Raymond Kopa (come numero 10, secondo in patria solamente a Platini e Zidane) ed il bomber Justin Fontaine (capocannoniere con 14 reti: nessuno seppe fare di meglio) in primis, ma anche Robert Jonquet e Roger Marche. Il terzo posto conquistato fu un traguardo come detto isolato, visto che i Galletti faticheranno terribilmente ad imporsi nel decennio successivo, collezionando numerose figuracce.

- la Germania Ovest campione in carica, che ormai faceva affidamento su pochissimi reduci dal Mondiale precedente vinto contro ogni pronostico, e che anzì lanciò alcuni dei giocatori che furono tra i trascinatori della Germania negli anni '60, come gli allora giovanissimi Karl-Heinz Schnellinger ed Uwe Seeler.

- merita una menzione anche l'Ungheria: l'Aranycsapat ormai era solo un lontano ricordo, n nazionale non c'erano più i grandi Puskas, Czibor e Kocsis, ma erano rimasti ancora il 36enne Hidegkuti, il centrocampista Bozsik, l'ala Budai e il portiere Grosics (il migliore dei suoi in Svezia), che vennero tristemente eliminati nello spareggio per accedere ai Quarti dal sorprendente Galles (quella fu l'unica qualificazione in un grande torneo per nazionale per John Charles e compagni). Era la fine di un'epoca, di una generazione incredibile ma - badate bene - NON del calcio ungherese, che seppe riprendersi in fretta e che disse la sua per tutti gli anni '60, grazie al blocco del Ferencváros, capeggiato da Florian Albert (tra i protagonisti 4 anni più tardi, in Cile), unico giocatore magiaro premiato con il Pallone d'Oro (nel 1967).
 
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