Premier Liga - Gli undici FLOP del campionato
1. Dmitri Abakumov (Mordovia Saransk)
Esordisce in Premier Liga il 17 settembre 2012 contro il tutt'altro che fenomenale Krylya riuscendo a prendere tre goal. Poco male, può riscattarsi a Krasnodar: ne subisce il doppio. Non agevolato da una difesa colabrodo, non dà mai sicurezza al reparto, sbagliando spesso uscite e regalando goal con papere evitabili: chiedere ad Ozbiliz del Kuban per conferma.
2. Pavlo Stepanets (Mordovia Saransk)
Ve lo assicuro: non ho mai visto in anni di calcio un difensore più scarso dell'ucraino. Inesistente in fase offensiva, dannoso (è dir poco!) in quella difensiva, nullo tecnicamente e tatticamente. Il peggiore della difesa peggiore di tutto il campionato, è stato però capace di segnare un gran goal in spaccata nella sfida contro il Kuban. Peccato, però, abbia sbagliato porta!
3. Gordon Schildenfeld (Dinamo Mosca)
Gioca 6 partite, in queste i poliziotti subiscono "appena" 13 reti, la Dinamo totalizza appena 3 punti. Una delle prime scelte di Petrescu sarà di mettere in panchina il gigante croato preferendogli il tutt'altro che sensazionale Granat e tutto migliore. Buchi colossali, errori in fase di marcature e distrazioni da prima categoria sono quanto rimane della sua avventura russa, ormai al termine dopo appena 6 mesi. Sarsanya, consigliere del presidente per il mercato, lo definì sullo stesso piano di Corluka. Un'opinione personale: l'ex Tottenham sarebbe più affidabile anche senza una gamba.
4. Juan Insaurralde (Spartak Mosca)
Sia chiaro, al suo posto avremmo potuto trovare il ceco Suchy o il connazionale Pareja. Ci finisce lui per il liscio del Celtic Park - costato ai myaso il goal dello svantaggio - e per le aspettative di inizio anno per quello definito da Emery come uno dei migliori centrali del Sudamerica. Orripilante sempre e comunque, è stato il giocatore più pericoloso in ogni gara (degli avversari, però). Bocciatura inevitabile. (NB: Non compare il portoghese Bruno Alves, anch'egli disastroso, solo per i demeriti di questi due centrali.)
5. Carlos Cardoso (Alania Vladikavkaz)
Il precedente (italico) ha un nome: Cristian Melinte del Palermo. Come quello, il brasiliano era svincolato in Romania (non un campionato di primissima fascia). Lo prende il neo-promosso Alania, sperando, chissà, di centrare il colpo dell'estate. Gli inizi non sono incoraggianti, le giornate successive un "muro del pianto". Continuamente a dover fare i conti con problemi fisici, finisce in panchina col russo Khozin. E lì, salvo cessioni a gennaio, rimarrà fino al termine della stagione.
6. Denis Glushakov (Lokomotiv Mosca)
Ci si aspettava di più, molto di più, dal buon Denis, futuro pilastro del centrocampo della Nazionale, ma in questi primi mesi mai veramente entrato nel gioco che Bilic si aspetta dai suoi, ed ora probabile partente. Sempre impreciso e svogliato, Glushakov è apparso il fratello molto scarso del giocatore che lo scorso anno fece innamorare di sè molti addetti ai lavori. Per salvare l'annata ci sono ancora undici partite: forse le giocherà con la maglia dello Zenit?
7. Tomislav Dujmovic (Mordovia Saransk)
Piedi storti (molto storti) a parte, il croato doveva essere il valore aggiunto a protezione della difesa del club di Saransk, capace di recuperare palloni con il suo fare da mastino. Invece l'ex Lokomotiv è sembrato nient'altro che un agnello impaurito ogni domenica, sempre sbranato e facilmente superato dagli avversari. Male, malissimo: se il Mordovia affonda, buone colpe sono anche sue.
8. Igor Denisov (Zenit St. Pietroburgo)
Benvenuti nel mondo in cui tre milioni di euro a stagione non bastano. Il "Dissidente" di San Pietroburgo è finito fuori rosa a lungo, colpevole di aver chiesto un sensibile adeguamento di contratto dopo gli innesti di Hulk e Witsel e di aver completamente destabilizzato una squadra che, sulla carta, avrebbe potuto passare in scioltezza agli ottavi di Champions e stravincere il campionato. Le ultime prestazioni, inoltre, per nulla all'altezza della sua fama, gli costano il ruolo di "stella dei flop". Scusate se è poco!
9. David Bentley (Rostov)
Il primo inglese nella storia della Russian Premier Liga. Se il livello dei successivi dovesse essere lo stesso, ci auguriamo sia anche l'ultimo. Con lui in campo i selmashi non vincono per ben sei giornate consecutive, ma appena si infortuna i tre punti arrivano puntuali. Un caso? Non direi. Il Tottenham lo ha spedito in Russia sperando che il freddo lo rigenerasse, ma nulla è successo. E i ventidue milioni spesi nel 2005 per acquistarlo dal Blackburn chiedono ancora vendetta.
10. Sergey Kornilenko (Krylya Sovetov Samara)
Ciao a tutti, sono Sergey Kornilenko e quest'anno segno solo per sbaglio. Potrebbe presentarsi così il bielorusso, due sigilli (casuali) in campionato, l'ultimo il 22 settembre, ombra del giocatore che lo scorso anno trascinò alla salvezza le ali di Samara. Errori a dismisura, e qualche rigore sbagliato, non fanno che rendere sempre più complicata la situazione di Sergey. La speranza è che si svegli in fretta, per far tornare a volare la "ali" lontane dalla zona calda.
11. Gokhan Tore (Rubin Kazan)
191 minuti giocati in campionato, prima di prendere la scelta di scappare dal Tatarstan, destinazione Turchia, e da qui dichiarare di non aver alcuna intenzione di tornare in Russia. Seguito da almeno un paio d'anni dalla dirigenza di Kazan, si è rivelato oggetto misterioso, mai a suo agio con i turkmeno Berdiyev. Ad Amburgo era considerato una promessa del calcio ottomano, oggi solo un fuggitivo. Verrà ceduto, dove non si sa, ma peggio di così non potrà andare, statene certi.
All. Unai Emery (Spartak Mosca)
Le figuracce di Lisbona, del Luzhniki contro il Celtic, della sfida d'andata contro i rivali dello Zenit (5-0, ndr), il tutto culminato nel 5-1 subito dalla Dinamo. Troppo preoccupato a non prenderle piuttosto che a vincere, incapace di far presa sui giocatori (da cui, di fatto, è stato delegittimato), punto di riferimento di un progetto mai partito e in cui forse mai ha creduto, è stato (giustamente) sacrificato sull'altare per far posto al redivivo Karpin. Buona fortuna per il futuro, basta che questo non sia di nuovo in Russia.
Matteo Mongelli