Calcio Russo Forum

Pavel Durov lascia VK: "La Russia non è più un paese per Internet"

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 1/5/2014, 20:03
Avatar



Group:
Amministratore
Posts:
33,541
Location:
San Pietroburgo (Russia)

Status:


Pavel Durov: "La Russia non è più un paese per Internet"

Il creatore ed ex Ceo di VKontakte, il social network russo, parla in esclusiva a Repubblica.it. Ammette le pressioni governative, contesta l’acquisizione del 48 per cento della compagnia da parte di Ilya Sherbovich e la nuova legge anti terrorismo: "Impossibile – spiega – creare un progetto Internet sicuro con così tante costrizioni legali”



Sì, le pressioni governative ci sono state; sì, la Russia non è più un Paese per Internet. Ma Pavel Durov, ex Ceo e creatore di VKontakte, non ha voglia di mollare. Almeno non del tutto. Il futuro di VKontakte "non è chiaro", ammette a Repubblica.it. Il papà della rete sociale più popolare in tutti i Paesi russofoni conferma di aver dato il via, però, a una battaglia legale per il suo social network. Contesta l’acquisizione del 48 per cento della compagnia da parte d’Ilya Sherbovich, alleato del presidente Putin, venduta dai due cofondatori, Vyacheslav Mirilashvili e Lev Leviev. Senza passare dalle sue mani. Si schiera contro la nuova legge anti terrorismo approvata dalla Duma, con una norma ad hoc per aumentare il controllo del Cremlino sul web.

Perché questa sua presa di posizione?
In Russia è "impossibile – spiega – creare un progetto Internet sicuro con così tante costrizioni legali".
Dimissionario, poi pentito, poi defenestrato, Durov ha deciso di lasciare San Pietroburgo. "La Russia al momento è incompatibile con Internet", aveva già detto a Techcrunch. Secondo le ultime indiscrezioni del quotidiano governativo Izvestis, avrebbe ottenuto il passaporto di Saint Kitts e Nevis, isole dell’America centrale, grazie all’investimento di 250 mila dollari in uno zuccherificio locale.

E' vero che si trasferirà in America Centrale?
"Non ci sono mai stato e non ho in programma di andarci". Dice, invece, di trovarsi in una zona dell’Europa centrale, anche se non precisa qual è, per motivi di sicurezza, ma molti presumono si tratti di Berlino, sede della sua altra startup: Telegram, l’applicazione di messaggistica, diretta concorrente di WhatsApp.

Normalmente non rilascia interviste. Perché ora ha accettato di farlo con noi?
"E' vero, normalmente non rilascio interviste", dice. Il motivo della piccola eccezione? L’Italia è "un Paese che amo".

Durov è così. In Italia, per la precisione il 10 ottobre 1984, a Torino, ci è nato. Ci ha trascorso l’infanzia, ha frequentato le scuole elementari, alla Coppino, fino al trasferimento a San Pietroburgo. Gli studi in filologia e la passione per l’informatica: crea prima una libreria online per aiutare gli studenti a scambiarsi libri e appunti, poi un forum. VKontakte, letteralmente "in contatto", nasce nel novembre del 2006, poco dopo il successo di Facebook. E nei Paesi russofoni è subito boom: tre milioni di utenti nel 2007, oggi diventati 240 – contro i sette della piattaforma di base a Menlo Park - con sessanta milioni di accessi quotidiani.

Della sua vita privata si sa poco. Non ama finire in tv o sui giornali. In sei anni poche apparizioni. La svolta nel 2012, quando partecipa alla conferenza "Digital life design", a Monaco. Maglione nero attillato, giacca nera, jeans. Con il suo look il 29enne, subito chiamato "lo Zuckerberg russo", rivela il suo modello: non il ragazzo con felpa e cappuccio, che considera il rivale da battere. Ma il visionario Steve Jobs. Certo, le somiglianze tra i due network, sono macroscopiche. Stessa grafica, stessi colori. Durov non le ha mai negate. Ancor più evidenti però sono le differenze che affondano le radici nell’animo del suo fondatore: famoso per aver fatto volare dalla finestra aeroplani di banconote da 5mila rubli, conosciuto per "supportare la pirateria" e "la condivisione dei dati". Le prove? Nel 2011 l’Ufficio per il commercio degli Stati Uniti d’America ha inserito VKontakte nell’elenco dei database pirati più importanti del mondo. Nel 2013 nove etichette discografiche hanno denunciato Durov per violazione dei diritti d’autore. Lo scorso novembre per ordine della Procura di Roma il sito è stato oscurato in Italia - anche se può essere raggiunto cambiando proxy - perché circolavano copie non autorizzate del film di Checco Zalone 'Sole a Catinelle'.

"Libertario" è la parola che Durov usa per definire le sue idee politiche nella pagina ufficiale di VKontakte, dove ha scritto: "Essere liberi vuol dire essere capaci di andare a sinistra, quando tutti vanno a destra e non preoccuparsi di ciò che gli altri dicono di noi, una delle sfide più grandi è essere se stessi, in un mondo che provo a farti diventare come tutti gli altri".

Che vuol dire in concreto?
"Ho promosso i valori della libertà e di piccoli governi per un certo tempo", ammette.

Dalle sue idee ai problemi con il Cremlino il salto è breve. Quattro anni fa, per le elezioni della Duma, il papà di VKontakte si mette nei guai. Per la prima volta. Si oppone pubblicamente a una richiesta del Fsb, la polizia segreta: bloccare su VK un gruppo di discussione contro il partito di Putin. La rivista Novaja Gazeta lo accusa di collaborare. Lui nega. Da quel momento – conferma – ha ricevuto continue richieste per censurare contenuti politici sulla piattaforma. Fino ai dati degli attivisti Ucraini. Un’invasione diventata sempre più massiccia. Sia grazie alle leggi con cui Putin ha messo le mani sul web: dalla prima datata 2012, all’ultima approvata dalla Duma lo scorso 23 aprile. Sia grazie ai passaggi azionari che hanno consegnato il social network a uomini vicini al Presidente russo: il 52 per cento (di cui il 12 % ceduto dallo stesso Durov) ad Alisher Usmanov, amico personale di Putin, l’altro 48 a Ilya Sherbovich, membro del consiglio di amministrazione della compagnia petrolifera statale Rosneft.

Durov rifiuta un commento sul cambio ai vertici di VK, mentre non risparmia una dura critica sulla nuova disposizione contenuta nel pacchetto di norme anti terrorismo.

In che consiste per lei, questo pacchetto di norme?
"È solo l’ultima, di una serie di leggi che in Russia limitano la libertà di espressione in Rete".

Perché Putin ha così paura di Internet?
"È, era, l’unica fonte d’informazioni indipendente da governo". Poi scende nei dettagli. A infastidire il 29enne è soprattutto l’obbligo per i servizi web che hanno i loro server nei territori della Federazione di conservare le informazioni dei clienti. "In accordo con la nuova legge – dice – tutti i progetti Internet nella Federazione sono obbligati a immagazzinare i dati personali di tutti gli utenti per sei anni, minimo. E devono essere pronti a fornirli, quando richiesti dalle autorità. Non riesco a immaginare degli utenti che volontariamente si registrano a dei servizi che, di fatto, sono strumenti aperti per lo spionaggio e la repressione da parte di altri governi". C’è di più: "In questo momento nel mio Paese, qualsiasi servizio Internet può essere bloccato, usando qualsiasi pretesto, perciò non ha alcun senso commerciale investire tempo in qualcosa che è così fragile".

Cosa farà ora?
Durov non rivela tutti i suoi progetti, glissa la domanda, spiega solo che ha deciso di trasferirsi, "di puntare tutto sulla creazione di una nuova piattaforma, fuori dall’ex Unione sovietica, con dodici ingegneri e il fratello Nikolai".

Dove?
"Ancora da definire".

Le caratteristiche?
"Punterà tutto sul mobile".

Con quali prìncipi?
"Quelli di sempre. Noi crediamo nella libertà, nei piccoli governi, nei forti sistemi giuridici, nel libero mercato e nei diritti civili".

http://www.repubblica.it/tecnologia/2014/0..._rete-84847008/



Cosa ne pensate?
 
Web  Top
0 replies since 1/5/2014, 20:03   60 views
  Share