| CITAZIONE (hector bracamonte @ 23/6/2013, 07:19) No va be aspetta... Cambia il titolo!!!! Miglior partita dei russi!!!! Articolo della Gazzetta: "Euro 2008? Il calcio più bello degli ultimi 22 anni" www.gazzetta.it/Speciali/Europei/20...lustrated.shtmlUna promozione a pieni voti che arriva da una fonte tanto autorevole quanto “neutrale”: “Sports Illustrated”, la bibbia dei magazine sportivi statunitensi. Servizio di SKY: "Tutti pazzi per Arshavin". http://video.sky.it/sport/altri-sport/tutt...havin/v8993.vidPersino su SportMediaset, portale che non ci è esattamente amico , titolarono : "Russia: ecco come si gioca in paradiso - Un genio in campo, Arshavin, un altro in panchina, Hiddink". Aggiungo il miglior articolo che all'epoca lessi sulla gara. Grazie meravigliosa Russia, grazie. Centoventi minuti son stati un regalo sin troppo grande per un’ Olanda brutalmente ridimensionata e annichilita sul piano del gioco, della corsa, della determinazione, di tutto, dalla squadra di gran lunga più bella dell' intera manifestazione, un altro pianeta rispetto a tutte le altre, l’ unica che veramente propone ed impone calcio, l’ unica che credo ricorderemo a distanza di anni al di là di quello che diranno alla fine gli almanacchi.
Guus Hiddink è fatto anche lui di carne ed ossa, ma ormai comincia a stagliarsi su un piano superiore, di semi-divinità calcistica che dispensa miracoli in giro per il mondo e civilizza spettatori e appassionati ricordando quanto possa essere bello questo gioco quando si abbinano scienza, pragmatismo, passione e senso estetico in ugual misura: i suoi nuovi eroi corrono come i coreani, sono determinati e spregiudicati come gli australiani, ma hanno anche quel po’ di qualità che viene da una scuola calcistica che non spunta certo dall’ oggi al domani, come ribadiscono i talenti straordinari dell’ inesauribile Zhirkov, Premio Stakanov 2008 (a pari merito con Zyryanov, dimenticare l’ universale Konstantin sarebbe delitto) e uno contro uno da ala vecchio stampo, e soprattutto di Andrei Arshavin, che si è fatto attendere per la squalifica delle prime due giornate ma che stasera ha letteralmente inondato del suo immenso talento il Sankt Jakob Park, decidendo il match con facilità irrisoria quando nei supplementari gli spazi sempre più ampi hanno esaltato il demone del dribbling che lo possiede, demone comunque mai disgiunto dalla consapevolezza delle necessità di squadra e dall’ assunzione di responsabilità che contraddistingue ogni sua giocata. Arshavin non dribbla tanto per dribblare o per mettersi in mostra come alcuni dei talentini olandesi, lui guarda sempre avanti e affetta le difese.
Ci aveva pure provato a buttarla via la partita la Russia, cadendo ancora una volta negli ineliminabili e gravissimi difetti che la contraddistinguono nelle due aree, vale a dire la solita indecente strage di palle gol e le solite marcature rilassate sui calci piazzati: Van Nistelrooy aveva cinicamente sfruttato proprio quest’ ultimo aspetto portando la partita ai supplementari, ma stavolta no, la Giustizia, che a volte esiste anche nel calcio, ha voluto premiare la mole di gioco enorme dei russi, talmente enorme che racchiuderla in queste righe è puramente illusorio. Comunque ci proviamo: un undici che si muove all’ unisono e aggredisce con sfrontatezza ogni zona del campo, un meraviglioso tourbillon nel quale chi porta palla ha sempre una quantità d’ opzioni di passaggio infinita, un calcio dei sogni nel quale i ruoli e le specializzazioni si riducono a sterili convenzioni, un Paradiso abitato da terzini-ala, centravanti-rifinitori, mediani-centravanti, sempre improntato alla verticalizzazione e alla creazione dello spazio, la chiave del calcio moderno. L’ espressione non è molto originale, ma questo si chiama Calcio Totale, non c’è via di scampo.
Va detto comunque che l’ esaltazione dello spettacolare calcio russo si è avuta soprattutto nei supplementari, nei tempi regolamentari la Russia ha sì dominato dal punto di vista tattico, ma attraverso una gestione più fredda e sorniona rispetto a quella delle due partite precedenti, tarata sulle caratteristiche specifiche dell’ avvesario: niente aggressione sistematica sulla trequarti avversaria come di fronte ai piedi ruvidi dei difensori greci e svedesi, l’ obbiettivo primario stavolta è togliere la profondità agli olandesi, che hanno costruito le loro imprese nel girone soprattutto in gare in discesa nel quale gli spazi per verticalizzare si aprivano quasi da sé. Quindi difesa più bassa per Hiddink, e ripiegamento all’ altezza della metacampo suggerito anche dall’ idea di provocare l’ apertura di spazi nelle retrovie olandesi per il contropiede. Densità e distanze perfette a palla in movimento, gli unici pericoli le creano le ingenuità individuali di una squadra giovane che in elementi come Kolodin regala qualche punizione evitabile di troppo e dimentica l’ avversario sui traversoni.
Comunque l’ obbiettivo strategico principale viene raggiunto, la linea delle tre mezzepunte, il settore-clou della squadra di Van Basten, viene intrappolata e disattivata. Va detto però che, al di là di un’ attitudine un po’ svogliata e di un primo quarto d’ora pimpante dei russi, nemmeno l’ Olanda ci tiene troppo a scoprirsi, rimane sempre coi suoi 5-6 uomini bloccati dietro per soffocare sul nascere il possibile contropiede russo, e così il primo tempo scorre sul filo di un equilibrio pure abbastanza deludente rispetto a quelle che erano le attese della vigilia.
Van Basten in avvio di ripresa prova il suo solito cambio offensivo per scuotere la squadra, Van Persie per Kuijt, c’è pure un abbozzo di maggior movimento senza palla e circolazione più fluida, ma la Russia affonda il colpo dello 0-1 con Pavlyuchenko in anticipo sul primo palo sul colpevole Mathijsen su cross dalla sinistra di Semak.
Il Re è nudo, e in un colpo vengono fuori tutti quei limiti dell’ Olanda che il copione in discesa delle scorse partite aveva mascherato. Mai si era trovata l’ Olanda sotto nel risultato, e col dovere della rimonta affiorano le carenze strutturali del suo gioco che senza gli spazi per verticalizzare subito rimane macchinoso e testardamente imbottigliato al centro, situazione che non cambia di certo con l’ ingresso di Afellay, altra mezzapunta che dalla fascia si accentra.
Manca poi la capacità di cambiare passo nelle fila olandesi, e sempre più affiora un fortissimo calo atletico rispetto alle prime partite, calo accentuato dal paragone con una Russia alla quale invece le gambe girano a mille. I russi vanno come un treno e lo fanno negli spazi sempre più ampi loro concessi in contropiede, però tanto per cambiare casca l’ asino al momento di concludere, qui un passaggio di troppo, lì una conclusione timida, là ancora gli sprechi del solito Pavlyuchenko, impagabile come boa creatrice di spazi ma sempre precipitoso e poco lucido (anche per l’ enorme lavoro sporco svolto, va detto) in zona-gol.
E così, secondo un’ eterna legge del calcio, la beffa è pronta: l’ Olanda è solo iniziative individuali, in particolare di Sneijder, uno dei pochi che non ci tiene a perdere e l’ unico vero fuoriclasse della squadra assieme a Van Nistelrooy (altro che Van der Vaart, ninnolo sopravvalutato). Wesley freme per avere il pallone, cerca con insistenza lo sfondamento centrale, in tre occasioni calcia fuori, ma trova la ricompensa ai suoi sforzi da leader nella punizione che pennella perfetta sulla testa di Van Nistelrooy, fra la complicità di Akinfeev e della difesa russa, che queste situazioni da palla inattiva non sanno proprio come gestirle.
Si teme un effetto-Croazia sulla Russia, la beffa può essere micidiale, ma nemmeno l’ iniezione di ottimismo del pareggio insperato può risollevare una Olanda dalle gomme ormai palesemente sgonfie. I supplementari diventano così il palcoscenico per lo show entusiasmante descritto in apertura.
L’ Olanda è stracotta, non ce la fa proprio più a recuperare le posizioni, allarga le maglie e induce così la Russia a passare apertamente all’ assalto, con ancora tanta birra nelle gambe gli ex-sovietici impongono ritmi altissimi e riversano uomini su uomini nella metacampo avversaria, costringendo l’ Olanda a rincorrere come mai successole finora (prendendo anche una traversa con Pavlyuchenko).
Zhirkov cerca permanentemente l’ affondo e Arshavin ha tutti gli spazi per puntare l’ uomo, cerca sadicamente Oijer evidenziando l’ abissale differenza di passo e mette in campo tutta la qualità che fa la differenza e segna i destini del match: prima fugge sulla sinistra scherzando l’ avversario, mette una palla dal fondo ingannevole e mal gestita da Van der Sar, sulla quale Torbinsky (entrato nel finale dei tempi regolamentari al posto del pur positivo Saenko) sbuca all’ altezza del secondo palo e infila con un mezzo scorpione; infine chiude la festa approfittando di una difesa olandese completamente allo sbando, che si dimentica che su fallo laterale il fuorigioco non esiste e forse si rende anche conto che una prova da fuoriclasse come quella di Arshavin merita proprio la ciliegina del gol, sebbene la conclusione dell’ asso dello Zenit non sia proprio da copertina, un po' sporca e debitrice del decisivo aiuto di una deviazione di Heitinga.VALENTINO TOLA (noto blogger e collaboratore del Guerin Sportivo)
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